Gestione della casa e costi di luce e gas: cosa cambia con la liberalizzazione del mercato energetico
Ormai, da qualche anno, anche l’Italia si è adeguata agli standard europei liberalizzando il mercato energetico. È caduto il monopolio sulle forniture di luce e gas a favore di un mercato competitivo dove operano numerose aziende. Questo non ha fatto altro che migliorare la gestione dei costi domestici alle famiglie italiane, che hanno la possibilità di scegliere tra un ampio ventaglio di proposte quelle che, secondo loro, sono più in linea con le singole esigenze. È una conquista straordinaria, dopo decenni di monopolio, che ha fatto in modo che tutte le famiglie si organizzassero nel migliore dei modi, individuando il fornitore di luce e gas più conveniente.
Da sempre, infatti, questi sono alcuni dei costi che incidono maggiormente sui bilanci familiari e trovare delle soluzioni alternative per risparmiare sul costo dell’energia elettrica o sul costo del metano è una delle priorità degli italiani. Risparmiare, quindi, diventa la parola d’ordine ma non sempre è facile: i consumi di luce e gas sono solitamente correlati alle attività domestiche e, a meno di inutili sprechi, è difficile ridurne l’utilizzo. L’unica soluzione è individuare gestori del gas e del contatore elettrico che offrano le migliori tariffe, cosa che fino a pochi anni fa, con il monopolio, era impensabile.
Bollette di luce e gas: quale incide di più sul bilancio familiare?
Quale bolletta incide di più sui bilanci delle famiglie italiane, quella della luce o quella del gas? Non è semplice rispondere a questa domanda, perché sono tantissimi i fattori che influenzano i consumi delle famiglie, ma sicuramente uno dei più importanti è quello geografico. Partendo dal presupposto che la fornitura di metano di città è utilizzata soprattutto per alimentare gli impianti di termo-riscaldamento domestico, appare evidente che nelle regioni più fredde questi consumi siano piuttosto elevati, al contrario di quanto accade nelle regioni costiere meridionali dove gli impianti di riscaldamento che sfruttano il gas di città, oltre a non essere molto diffusi, hanno tempi di attività molto più brevi.
Facendo un esempio concreto, appare evidente che nel bilancio familiare di una famiglia di Torino il gas abbia un’importanza maggiore rispetto a una famiglia di Cagliari. Al netto di queste differenze territoriali, che si spiegano con le ampie divergenze climatiche del nostro stivale, le comparazioni andrebbero fatte tra famiglie di una stessa area geografica per essere realistiche e statisticamente valide. Nella comparazione andrebbe fatta anche un’altra differenziazione, perché il costo del metano e della corrente elettrica cambia sostanzialmente in base al fornitore scelto.
Il costo dell’energia elettrica in Italia: l’incognita dei kwh
In Italia il costo in kWh dell’energia elettrica non è definito in maniera univoca, perché è necessario fare alcune precisazioni sulle fasce di utilizzo, sulla tipologia di mercato e, soprattutto, sul fornitore del mercato libero a cui si è scelto di affidarsi. In linea generale, riferendosi al mercato di maggior tutela, le tariffe per l’erogazione di energia elettrica vengono definite su base trimestrale. Ogni tre mesi, il fornitore comunica ai suoi clienti quale sarà la tariffa in vigore, adeguando le condizioni contrattuali. Nel periodo luglio-settembre 2017, per esempio, i clienti che hanno scelto di abbonarsi alla fascia unica di fornitura hanno avuto un costo di 0,06243 euro/kWh. Diverse sono le tariffe per gli utenti che hanno scelto la tariffa bioraria, che prevede un costo di 0,06797 euro/kWh per le ore diurne, la cosiddetta fascia F1 e un costo di 0,05963 euro/kWh per le ore serali e festivi, le cosiddette fasce F2 e F3.
Ancora diverse sono le tariffe del mercato libero, che dipendono in larga parte dalla tipologia di servizi forniti dal gestore. In questo caso la forbice è molto più ampia e si può partire da 0,030 euro/kWh per arrivare a 0,066 euro/kWh. Queste tariffe cambiano notevolmente i costi di gestione relativi alla corrente elettrica domestica e quindi modificano l’incidenza sulla bolletta. In linea generale, per esempio, chi è abituato a trascorrere lunghe ore fuori casa per lavoro, rientrando solo alla sera, presumibilmente dovrebbe optare per la tariffa bi-oraria, che ha un costo di servizio inferiore nelle ore in cui l’abitazione è vissuta. In questo modo è possibile ridurre notevolmente l’incidenza del costo dell’energia elettrica.
Il costo del metano in Italia: differenze altimetriche
Se per la corrente elettrica non ha importanza in quale regione d’Italia si trovi la famiglia oggetto della fornitura, per quanto riguarda il gas questo è un aspetto di fondamentale importanza sotto diversi punti di vista. Nel nostro Paese, infatti, il costo del metano è calcolato anche in base a un fattore di adeguamento altimetrico-climatico, definito fattore C. A tal proposito l’Italia è stata suddivisa in 6 zone che comprendono tutte le regioni (tranne la Sardegna che ha un tariffario a parte).
La logica di calcolo è molto semplice: è stato deciso che il costo del metano sia proporzionale all’utilizzo che viene fatto. Facendo un esempio concreto, nelle regioni di zona 1 (Piemonte e Val d’Aosta) chi consuma da 0 a 120 SMC/anno di metano paga di più rispetto a chi ha gli stessi consumi in zona 6 (Calabria e Sicilia): per le prime il costo è di 0,296144 euro/SMC mentre per le seconde è di 0,289133 euro/SMC. Al contrario, per consumi compresi tra 1561 e 5000 SMC/Anno, le famiglie in zona 1 hanno una tariffa fissata a 0,388713 euro/SMC contro i 0,484970 euro/SMC delle famiglie in zona 6. Questo gap tariffario può essere in parte appianato dalle tariffe dei vari gestori del gas e a questo va sempre aggiunto il costo dell’allaccio del gas, che in alcuni casi viene dilazionato sulle bollette in un periodo di tempo prestabilito.
Qual è quindi l’incidenza del costo del metano e dell’energia elettrica?
Appare evidente che l’incidenza varia in base a come ogni famiglia decide di gestire le proprie forniture di luce e gas. Alla luce di quanto detto, presumibilmente al sud l’energia elettrica ha un’incidenza maggiore sulle bollette rispetto al nord. Il gas di città non è diffuso come al nord e visto che le temperature non scendono mai eccessivamente, sono in tanti coloro che preferiscono affidarsi ai sistemi di condizionamento elettrici piuttosto che a gas, abbattendo i costi di quest’ultimo. Al contrario, al nord si preferisce fare riferimento alle forniture di gas per il riscaldamento domestico, riducendo i consumi elettrici alla sola alimentazione degli elettrodomestici tradizionali.