Il polistirolo è un materiale oggi sempre più utilizzato in diversi campi. Talmente è diffuso che ormai sembriamo essere assuefatti alla sua presenza, al punto che nemmeno ce ne rendiamo conto, tanto è integrato nelle nostre vite. La sua forza è la sua versatilità, ma non solo, è anche molto facile da lavorare, ecco perché è praticamente il materiale ideale per l’impiego nelle industrie. Ma cosa è, come si compone, e come si lavora il polistirolo a seconda dei diversi utilizzi? Scopriamolo assieme.
Come si lavora il polistirolo e cos’è
Il polistirolo, che viene chiamato anche polistirene, è un composto con una maggioranza di carbonio, ossigeno e idrogeno. Il suo elemento principale è lo stirene, un idrocarburo che deriva dal petrolio. La duttilità è la sua peculiarità principale, e questo gli da la possibilità di essere impiegato nelle più svariate situazioni. All’interno del polistirolo vi sono degli elementi trasparenti che consentono di utilizzarli in settori variegati.
Un’altra caratteristica fondamentale del polistirolo è la sua atossicità. Inoltre, è un materiale assolutamente stabile, quindi non può essere aggredito da agenti esterni e non viene intaccato da batteri o microorganismi. Per questo motivo il polistirolo trova ampio impiego anche nel settore della conservazione dell’alimentazione.
Tra le altre caratteristiche che ne fanno un materiale altamente affidabile troviamo la facilità di trasporto, il polistirolo è leggero e facilmente maneggiabile, non richiede l’impiego di particolari accortezze per il trasporto.
Ha una lunga durata, praticamente mantiene inalterate le sue caratteristiche per un tempo infinito. Il polistirolo, inoltre, è resistente all’umidità ed è impermeabile. Può trovare, dunque, largo impiego nella produzione di pannelli isolanti anche per combattere il caldo. Inoltre, è un materiale che non inquina e che è riciclabile e non richiede costose macchine lavorazione polistirolo. Unica pecca di questo straordinario materiale è che non è ignifugo.
Tipologie di polistirolo in commercio
Le principali tipologie di polistirolo che attualmente possiamo trovare in commercio sono il polistirene espanso estruso, (XPS), il polistirene espanso sinterizzato (EPS), il polistirene antiurto (HIPS). Ciascuna di queste tipologie ha un uso in ambiti specifici. Per esempio, il polistirolo espanso estruso , che ha una struttura simile a quella del polistirene espanso sinterizzato, ma la sua è più compatta e densa. Quale dunque la differenza? Che il polistirene estruso ha una maggiore resistenza all’umidità, mentre il polistirene espanso sinterizzato è resistente alla compressione.
Il polistirene antiurto, invece viene ottenuto aggiungendo al polistirolo una gomma SBR che garantisce al materiale una maggiore resistenza agli urti. Caratterizzato da un costo molto basso, si presenta come un laminato compatto e plastico. Si lavora facilmente.
Smaltimento dubbi e verità
Molti sono ancora i dubbi che si nutrono sullo smaltimento del polistirolo. Sono in tanti che credono di doverlo smaltire nell’indifferenziata, ma è vero? O forse lo si dovrebbe gettare nel raccoglitore della plastica? In realtà, poiché si tratta di un materiale facilmente riciclabile, dovrebbe essere gestito nella raccolta della plastica o dei multimateriali. Tuttavia, dipende dal regolamento di ciascun Comune.
In generale, comunque, il polistirolo che viene utilizzato per i piatti usa e getta, così come quello delle vaschette del supermercato, può tranquillamente essere gettato nel raccoglitore della plastica. Il polistirolo utilizzato per gli imballaggi, invece, andrebbe conferito in base alle istruzioni dei singoli Comuni.