Quanto costa aprire una partita IVA nel 2018

La partita IVA è una serie di numeri che serve per identificare una società. IVA è un acronimo che sta ad indicare Imposta sul Valore Aggiunto ed è una tassa imposta su servizi e beni, in quanto questi ultimi aumentano di valore durante la loro produzione. All’interno di questa sequenza il titolare è riconoscibile grazie ai primi sette numeri riportati, mentre i tre numeri seguenti corrispondono ad un codice riferito all’Ufficio delle Entrate.

L’ultimo numero, infine, possiede una funzione unicamente di controllo. Per esercitare un’attività commerciale, di qualunque tipo essa sia, è necessario aprire una partita IVA. Allo stesso modo, nel caso in cui un’attività venisse chiusa, per riaprirne una nuova, sarà necessario creare un’altra partita IVA. Il costo per l’apertura e il mantenimento della partita IVA cambia a seconda della tipologia di regime contributivo: vi spieghiamo di più in questo articolo.

Quanto costa aprire una partita IVA

Come già accennato in precedenza, se si decide di iniziare un’attività lavorativa, come ad esempio aprire un’attività commerciale, è importante conoscere quanto costa aprire una partita IVA. L’apertura della partita IVA consiste in diverse procedure che richiedono tempo e costi variabili a seconda del regime fiscale dell’attività che si decide di avviare. Inoltre, anche il bilancio della funzione produttiva di un’azienda e la contribuzione INPS versata da parte del titolare sono fattori importanti da tenere in considerazione. I versamenti effettuati all’INPS, infatti, sono fondamentali soprattutto per i dipendenti che devono ricevere i contributi lavorativi.

Il costo di apertura della partita IVA si compone di costi fissi e costi variabili. I primi si differenziano in:contributi INAIL, costi di diritto camerale, commercialista, costi di contributi INPS e competenze bolli. I costi variabili, al contrario, sono indirizzati annualmente all’Erario al fine di coprire diverse imposte dell’Aliquota come quelle fissate per INAIL, IRAP, IRPEF ed INPS.

Quando bisogna aprire una partita IVA

Ogni lavoratore autonomo che possiede un reddito superiore a 5000 euro all’anno ha l’obbligo di aprire una partita IVA mediante la compilazione di un modulo da presentare all’Ufficio delle Entrate, in cui si auto-dichiara come lavoratore autonomo.

Una partita IVA si differenzia a seconda dei costi e dell’attività di cui si occupa ed è per questo che essa viene suddivisa in diverse tipologie che corrispondono a differenti imposte di aliquota; ai beni di prima necessità, come gli alimenti ed i giornali, viene applicata un’aliquota IVA minima pari al 4%. Di seguito sono riportati alcuni esempi di partita Iva.

La partita IVA agevolata

Una partita IVA agevolata viene utilizzata quando un imprenditore decide di avvalersi di un regime agevolato, detto anche partita IVA in regime dei minimi. Questo regime fiscale impone due requisiti fondamentali: il primo è caratterizzato dal fatto che un soggetto non deve avere svolto un’attività simile in precedenza ed il secondo afferma che non si deve superare un fatturato annuale di 30.000 euro. Per ottenere una partita IVA agevolata si richiede la compilazione di un modulo specifico in cui dichiarare i dati riguardanti l’azienda: nome del titolare e dell’azienda, attività esercitata dall’azienda e relativo codice dell’impresa.

Infine, occorre versare dei contributi dell’attività all’Inps e all’INAIL. Tra i vantaggi del regime agevolato ci sono:

  • Possibilità di versare un contributo unico corrispondente a circa il 5% del reddito aziendale anziché pagare un limite di imposte;
  • Possibilità di conservare le fatture delle corrispettive attività dell’azienda invece di pagare un commercialista per regolare i diversi registri contabili;
  • Versamento dei contributi iniziali essere minore rispetto a quello degli anni successivi.

Giovani imprenditori e partita IVA

Anche i giovani possono aprire un’attività e godere dei benefici di una partita IVA speciale. In questo caso, il regime di tassazione viene detto regime forfettario e consiste in un’imposta dell’aliquota del 5% per i primi 5 anni mentre del 15% a partire dal sesto anno. Un vantaggio per la partita IVA per i giovani è che l’IVA non viene applicata, a condizione che non si superi un certo limite di fatturato mentre le uniche imposte obbligatorie sono quelle accennate in precedenza.

Inoltre, per aprire questo tipo di partita IVA, è sufficiente un’aliquota di circa il 27,72% per provvedere ai contributi previdenziali da versare all’INPS. Per quanto riguarda la categoria dei commercianti e degli artigiani, invece, essi possono beneficiare di un regime INPS ridotto al 35% che è possibile versare mediante delle rate trimestrali

Autore dell'articolo: Gianluigi

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