Come si fa a “sciogliersi”?

È una delle domande che la maggior parte dei giovani e meno giovani si fa in maniera costante: è possibile che si assumano atteggiamenti di chiusura con il corpo nonostante ci si senta attratti dall’altra persona? È una cosa che capita spesso alle persone molto timide, che davanti a una persona, anche se piace molto, tendono a chiudersi (braccia incrociate, fatica a parlare, non saper che dire).

Poi: quanto conta il fattore imbarazzo? Se due persone si piacciono e sanno di piacersi ma si conoscono poco, è possibile che non riescano a comunicare per la paura di sbagliare, per l’imbarazzo?

Infine, una piccola curiosità: si dice che quando l’uomo assume un atteggiamento del corpo piuttosto rilassato, in genere non è preoccupato di fare colpo: ma non potrebbe semplicemente significare che si trova a suo agio in quella particolare situazione?
Infine: come si fa a “sciogliersi”, come si può aprire un varco nelle persone e indurle ad aprirsi nei nostri confronti?

Come fare a sciogliersi

Le posture di chiusura possono essere interpretate in due modi: come barriere per tenere l’altro a distanza o come forme di autoprotezione; nel caso in questione, ad esempio, tenere le braccia conserte verosimilmente ha proprio il valore di “tenere al riparo” le persone; inoltre il contatto con la propria pelle dà un senso di conforto che richiama quello provato da bambini nell’essere toccati dai genitori.
Non è infrequente che persone suscitino attrazione, diventino anche motivo d’ansia quando si interagisce con loro; c’è il timore di sfigurare, di risultare ridicoli, di venire rifiutati o peggio di essere ignorati (questo è una delle paure più forti; ancora più di essere respinti, che è almeno una reazione; per quanto spiacevole).
Quando ci si trova con qualcuno che piace e ci si inceppa nel discorso, non si sa cosa dire, si assumono posizioni di “difesa”, ecc. in realtà si sfoga in questo modo un disagio che spingerebbe alla fuga; in sostanza, si realizza una sorta di compromesso che consente di rilassare un po’ la tensione e al tempo stesso di stare vicino all’oggetto di desiderio. In ogni caso, non bisogna preoccuparsi troppo di dare una brutta impressione; il più delle volte questi atteggiamenti vengono accettati come parte del “gioco del corteggiamento”.
Diviene invece un problema quando chi li mette in atto è talmente imbarazzato o agitato da passare dall’impulso alla fuga a quello di attacco; cioè a mostrare reazioni ostili o di stizza: ad esempio, guardare l’altro con occhi torvi (sopracciglia abbassate e riunite, sguardo fisso e palpebre inferiori sollevate e tese), scostarsi (specie se con uno scatto), quando l’interlocutore si avvicina, reagire con asprezza alle sue battute, ecc.

La postura sciolta e distesa di per sé indica solo rilassatezza; la si assume sia quando si è disinteressati (ma in questo caso è accompagnata da uno sguardo annoiato, a tendenza alla distrazione e a disattenzione per il discorso dell’altro) e anche quando ci si sente a proprio agio e si prova piacere nell’interagire (in questa situazione, il corpo però non appare del tutto “accasciato” e sono frequenti i sorrisi; testa e collo inoltre possono risultare particolarmente “tonici” e l’individuo li dirige con prontezza verso l’interlocutore quando questi lo interpella).
Non esistono formule standard per indurre l’altro ad aprirsi; tuttavia, presentarsi con un sorriso, toccare in modo disinvolto e caloroso, imitarne posture e gesti può aiutare a creare un clima di empatia o di piacevolezza nello stare assieme.
Ciò che da l’accesso più sicuro all’anima delle altre persone in ogni caso è la capacità di leggere nel loro comportamento non verbale e di sintonizzare, e alle volte, sincronizzare la propria comunicazione con quella degli altri.

Ci sono numerose pubblicazioni sulla seduzione anche sul web sul tema. Naturalmente, non ci si deve aspettare di gestire la comunicazione interpersonale leggendo un libro o degli articoli: certo, farlo può aiutare; ma, in un certo senso, è come sperare di diventare esperti in un’arte marziale solo dai manuali.
Diverso é quando si viene guidati da un esperto che dimostri in tempo reale come comprendere e reagire di fronte ai segnali non verbali.
È quanto avviene nei corsi sul Linguaggio del Corpo, dove in genere oltre a illustrare il senso degli atti, si fanno esercizi per sensibilizzare la capacità di percepire sfumature sottili del comportamento; anche con sensi abitualmente poco usati come il tatto: ad esempio, semplicemente appoggiando la mano sul braccio dell’altro é possibile cogliere se il corpo dell’altro aderisce al palmo (accettazione) o se ne discosta (rifiuto).
Per questo il suggerimento, se si vuole veramente acquisire una maggiore disinvoltura e sicurezza nei suoi rapporti umani, è di seguire un seminario sul tema.

Autore dell'articolo: Gianluigi

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